Se mi permettete comincerei con un cenno di ricordo e di saluto nell’anniversario della morte di Enrico Micheli, che cade oggi. Per ricordare un amico vero, un pilastro autentico delle politiche di governo del centro-sinistra, una persona gentile, una persona intelligente, spiritosa, simpatica e, credo si possa dire, un democratico ante-litteram. Per tutte queste cose salutiamo ancora una volta Enrico Micheli.
Ora io dico subito che questa è stata una bella discussione. Vorrei far notare che quando non ci sono grandi necessità di posizionamento riusciamo ad essere un gruppo dirigente che si ascolta. Ci sono stati splendidi interventi ma c’è stato molto più ascolto oggi di altre volte. Per quello, per quel motivo. Vorrei dire, inoltre, che abbiamo avuto un Assemblea senza lazzi, frizzi, ricchi premi e cotillon, ma, lo dico anche a chi ha la pazienza di osservarci, questo è un organismo dirigente. Qui non si fanno comizi o cabarèt. Qui si studia per dare la strada giusta ad un grande partito. Poi ci saranno tempo e luoghi anche per i comizi e per gli
spettacoli. Credo che ieri abbiamo avuto una raffigurazione molto plastica delle enormi risorse che abbiamo. In termini di protagonismo e di comprensione della materia, dirò così, sui grandi temi europei.
Questo è un asset per noi. Non c’è nessun partito in Italia che, neanche lontanamente, possieda la tematica europea e l’iniziativa europea come il nostro. Oggi il tema è diventato, come si sa, crucialissimo. Io vorrei fermarmi un minuto su una cosa che è stata discussa ieri, senza riprendere tutto il tema ovviamente. Quale domanda, in fondo, è rimasta inevasa ieri? Inevasa perché è difficile darle una risposta, in quanto ognuno dice la sua, ma ancora non ci siamo. Perché l’Europa si è trovata nell’epicentro della crisi? Quando è arrivata la crisi, lo hanno ricordato in tanti(come ad es. Visco), l’Europa stava piuttosto bene rispetto a tante altre parti del mondo. Poi quando è arrivato l’urto della crisi si è scoperto improvvisamente, che cosa? Che l’Europa non aveva le risorse per reagire, a differenza di altre parti del mondo più deboli dell’Europa, che hanno trovato le risorse per farlo. Perché non ha avuto questa forza? Allora Gualtieri diceva: ”non credo si sia trattato solo di un problema istituzionale, cioè per delle istituzioni ancora incoerenti con l’Euro”. Io sono d’accordo con lui. Perché, in fondo, lui ha dimostrato che sarebbe stato possibile reagire più fortemente anche stando dentro i trattati, che pure sono insoddisfacenti. C’è un deficit politico. Non ci sono risorse
politiche sufficienti per una politica europea che non sia la sommatoria dei singoli stati. E anche qui, perché non ci sono queste risorse politiche? Io mi do una risposta, non so se sia giusta. Ma io credo che in tutto questo periodo che abbiamo alle spalle, dall’Euro in poi, sostanzialmente, lo dicevo anche un po’ nella relazione, questa frusta della globalizzazione che ha dato a parti del mondo (l’America latina, la Cina) una psicologia acquisitiva, la sensazione che il mondo vada avanti galoppando, ha, invece, dato una frustata micidiale, ha scompaginato quello che abbiamo chiamato il modello sociale europeo.
Che però, attenzione, quando diciamo modello sociale europeo ci riferiamo a una media all’ingrosso di welfare nazionali. La media all’ingrosso è l’alta fiscalità, un welfare strutturato, tutela alta del lavoro. E questo è certamente stato scompaginato. Però nell’esperienza di ogni paese europeo il welfare è una grande acquisizione nazionale. Anche la sinistra si è organizzata intorno ai grandi temi di welfare come acquisizione nazionale.
Non c’è nessun dato che venga percepito come grande acquisizione europea. Quando l’Europa ha provato ad andare al dunque del tema sociale, Lisbona, non c’è arrivata.
E quindi la difesa dalla frustata ognuno se l’è fatta a casa sua facendo prevalere meccanismi difensivi. Cosa che ha incoraggiato il populismo, la destra ha vinto, le sinistre si sono sbandate. E nessuno ha riconosciuto in Europa, in questo decennio, un luogo in cui si potesse combattere sul tema che interessa alla gente. E cioè come faccio a difendermi sotto la frusta di chi non paga le tasse, contro paesi, come la Cina, dove non sanno cosa siano i diritti dei lavoratori? Come faccio a difendere quello che ha acquisito? Quale altra strada? Lì l’Europa non c’era. E ci siamo trovati nella situazione in cui per difendere l’Euro dalla crisi finanziaria ecc. siamo ancora in un meccanismo ripiegato.
Cosa ci dice tutto questo? Ci dice che mentre noi costruiamo la piattaforma europea, non possiamo costruirla solo sul punto: e adesso come facciamo a rispondere alla crisi finanziaria? Che si porta dietro tutte le cose che abbiamo detto. Tutte giuste per di più. Il tema di fondo è ancora: ma come rifacciamo il modello di welfare? Quello è il tema di fondo. E noi Partito Democratico dobbiamo dare una mano su questo punto.
Come si fa a garantire meccanismi di crescita che mettano l’Europa nella zona alta della competizione? Tutelando il lavoro? Facendo un welfare più flessibile, più mirato? Oppure mettendolo in equilibrio con meccanismi di
redistribuzione che consentano alla gente di pagarsi i beni e, magari, anche qualche servizio. Come troviamo i territori di crescita, non solo quelli ambientali, il circuito della conoscenza. Cioè noi dobbiamo riuscire a vedere se dal fronte progressista viene una risposta sul tema sostanziale. E se riusciamo a trasferire questo tema sostanziale – altro che Lisbona 2,3 e 4 – a una dimensione europea. Perché altrimenti facciamo fatica a venirne fuori. Come Europa e anche come progressisti.
Quindi torna il tema del progetto nostro. A questo punto torno sul dibattito di stamattina ed ai temi diciamo così di casa nostra. Io penso, francamente, nella relazione di aver detto delle parole chiare, nonostante la birra. Poi io non riesco, francamente, ad arrendermi all’idea che una persona umana non possa bersi una birra in pace. Proprio in nome della comune umanità degli uomini, delle donne e anche di quelli che fanno politica. L’importante è dire che io la birra l’ho pagata. Con tanto di scontrino.
Poi ho letto che ieri io avrei preso le distanze da Monti. Mi scuso se non sono stato chiaro. Noi siamo a sostegno del governo Monti senza se, senza ma e senza tacere le nostre idee. Sono stato chiaro? Come posso essere più chiaro? Perché se si fa finta di non capirlo vuol dire che si ci sta lavorando su. Siamo stati limpidi, chiari e coerenti. E lo saremo. E
diremo la nostra. A fin di bene diremo la nostra. Perché io ho promesso sincerità e trasparenza dal primo giorno in cui si è insediato questo governo. E così sarà. Liberalizzazioni? Noi siamo entusiasti, che dopo cinque anni di silenzi e di arretramenti, ci sia un governo che sta otto ore e non nove minuti e mezzo sulla finanziaria, ne siamo entusiasti. Otto ore su un pacchetto largo di manovre che colgono un universo vastissimo. Benissimo. E là dentro ci sono cose significative. Benissimo. Diciamo bene, proporremo di fare di più. Lo proporremo in Parlamento. Lo proporremo con emendamenti precisi, che si capiscano.
Ed io dico subito su cosa metteremo gli emendamenti. Primo punto, prima domanda: cosa cambia per il cittadino domani mattina? In queste norme c’è un po’ troppo spesso, non dico sempre, ma un po’ troppo spesso e qui rimando il dc al pcm (presidenza consiglio ministri), che abbiamo visto che a volte arriva e poi non arriva, un’altra volta bisogna rifare un contratto, l’altra volta bisogna cambiare la pianta organica e via via. Bisogna stringere un po’ perché altrimenti il sospetto che per le varie vie, non per questo governo, non per Monti, tante cose finiscano in cavalleria, c’è. Quindi, il primo piccolo gruppetto di emendamenti sarà questo. Secondo gruppetto di emendamenti, saranno sempre a fin di bene. Perché attenzione, adesso c’è euforia, siamo contenti tutti, anche noi più di ogni altro, ma poi i giorni passano e passano le prime settimane e noi siamo un
partito che non vive solo quel giorno lì. Ed io dico metti che si scopre che i 500 notai in più sono ancora quelli che erano già previsti per il 2009/2010/2011, per esempio. Se si scopre che non ci sarà più l’equo compenso per i praticanti. Vogliamo scherzare? Se si impara per esempio che si separa la rete per il gas, ma è già tre volte che si infila questa colonna di pcm che dovrebbero arrivare. Se si scopre che si chiude il secondo canale dei farmaci e dei parafarmaci mandando sostanzialmente al macero le parafarmacie in nome dell’allargamento di 5.000 nuove farmacie, permettetemi un sorriso, e poi veniamo a sapere che nei concorsi per aprire le nuove farmacie chi ha lavorato in una parafarmacia prende il 70% dei punti di chi ha lavorato in una farmacia. Ma abbiamo i farmacisti negri adesso? Scusate. E qui mi fermo ma potrei andare avanti.
Noi siamo per il bene e per di più. Conosciamo le cose, lavoreremo per incalzare. Qualcuno potrebbe dire: a quale titolo? Perché oggi ho sentito in una trasmissione qualcuno che diceva: “intanto che Monti faceva tutte queste cose Bersani si beveva una birra”. Per farvi capire come è messa la politica oggi. Poi ho letto di un commentatore che scriveva: “forse è poco, ma è la prima volta”. E qui mi fermo. Allora, siccome sapete che non sto parlando per me, se ci conosciamo, sapete che non sto parlando per me.
Però, per Bacco, che non si riscriva la storia. Attenzione, c’è stata una politica, quella dei governi di centro-sinistra, che ha fatto alcune cose.
La liberalizzazioni delle telecomunicazioni chi le ha fatte? Quando l’Italia si è svegliata una mattina ed erano scomparse le licenze commerciali e le tabelle merceologiche e così via, chi l’ha fatto? La riforma del mercato elettrico e lo spacchettamento dell’Enel (unico caso del continente) e adesso l’Enel è una delle prime società mondiali, chi l’ha fatto? E quando ci si svegliava un mattino e le banche imparavano, il mattino dopo, che ci rimettevano due miliardi di euro per un certo numero di portabilità e per il massimo scoperto o quelle di telecomunicazioni ci rimettevano una miliardata soltanto per le ricariche, e urlavano, questo lo ha fatto una politica coraggiosa. E quindi noi, a differenza della destra che in cinque anni ha fatto solo delle marce in dietro, noi cari commentatori abbiamo il diritto di parlare. Ok? E sennò ci vediamo in tv con qualcuno di questi e facciamo una bella chiacchierata.
Nel mio discorso di ieri vorrei fosse aggiunta, come parte integrante, il discorso di Bruna Dini di poco fa, che abbiamo tutti ascoltato. È così, dobbiamo avere orecchio per la situazione. Quando dico la preoccupazione non deve diventare paura, lo dico perché percepisco, possiamo percepire, che in larghi tratti, anche di imprese oltre che di lavoratori, può scattare
veramente la paura. Ecco perché dico mettiamo l’occhio su questi temi economici e sociali, cominciamo con il dare qualche segno. E qui lo dico al governo e lo ripeto.
Guardiamo alla Sicilia; fatemi dire una parola sulla Sicilia. Benissimo, il disagio, il problema. Una prima adesione anche di popolazione a una protesta che è apparsa spontanea. Ma in questo momento in molti luoghi della Sicilia un anziano che scende a comprare qualcosa in negozio non trova niente, non so se è chiaro. Ci sono in corso blocchi e intimidazioni. Il governo dice che riceverà Lombardo mercoledì. Pare che non fermino il blocco. Beh o fermano il blocco ed aspettiamo mercoledì oppure si richiamano e se non sbloccano si fanno intervenire i prefetti. E dico anche come Burtone ha ricordato, quel pezzo di politica che orecchia questo movimento, e sappiamo qual è, è stata zitta in questi tre anni di disastro. È una vergogna. È stata zitta.
Ed ho citato questo caso ma, quando ieri facevo cenno a temi industriali e territoriali in Italia ce ne sono parecchi. L’Aquila ad esempio è ancora lì, ce ne siamo dimenticati? I casi industriali ho citato il Sulcis, ma potrei citare Castellammare, Genova, la Lumigiana. C’è una nave che … Bisogna esserci. Non bisogna aver paura di esserci. Perché avremo un anno
complicato. Ed il paese ha bisogno di percepire un governo che fa le cose, che fa le leggi, che fa tutto ma che c’è su queste cose.
È per questo che ribadisco il mio invito accorato ad attrezzarsi per affrontarli questi temi. Perché siamo e saremo in una situazione non semplice. Secondo: ho detto mettiamoci dentro il calore della solidarietà. Nella mia relazione ho detto che il paese ha visto per la prima volta verità e competenza. È una cosa magnifica dopo l’incompetenza e le bugie che hanno presidiato tre anni e che ci hanno portato qui. È stato un elemento vero di cambiamento. Il linguaggio, la sobrietà, dire la verità, dire le nostre difficoltà, cominciare a parlare dei problemi finalmente. Dico, allora, aggiungiamoci il calore, la solidarietà, partiamo dalle situazioni più difficili, mettiamoci dentro un po’ d’anima. S’è detto i primi giorni.
Ci sono anche proposte del centro-destra sui diritti di cittadinanza. I figli degli immigrati nati qua ecc, non costa niente. Il lavoro. Io torno su questo punto, apriremo un confronto col governo su questo tema qui. Noi dobbiamo fare un po’ di lavoro, mettere in moto un po’ di lavoro. Le idee ci sono, l’ho detto prima. Noi abbiamo una decina di proposte sull’economia vera: dobbiamo muover qualcosa nel patto di stabilità con gli enti locali, bisogna sviluppare un po’ di rete tecnologica, dobbiamo avere un qualcosa di politica industriale, bisogna fare un po’ di pagamenti per le imprese.
Abbiamo le idee, apriremo un confronto con il governo su queste cose qui. Perché mi paiono francamente prioritarie. Dopodiché, l’ha detto prima Baretta nel suo intervento, se ci vogliono un po’ di soldi non è impossibile. Non è impossibile trovare soldi per queste cose qua e non sempre per fare manovre di aggiustamento. Perché noi dobbiamo dire al sistema economico che c’è anche qualcosa che si sta muovendo, lo diceva anche la Bruna poco fa. La fiducia deve esserci, ma deve attaccarsi anche a qualche rampino.
E questo quindi è un tema che dovremo stressare come Partito Democratico. Perché le liberalizzazioni sono importanti, il mercato del lavoro è importantissimo, ma ci vuole quest’altra gamba. Fine. Arrivo a chiudere così. Ho detto prima che questo è un organismo dirigente, abbiamo svolto una buona discussione. Adesso torniamo a casa e sappiamo che poi sostanzialmente ci siamo noi nel paese. Ci siamo noi, non solo noi, ma noi siamo nel paese.
In un momento non semplice in cui non è facile far intendere che chi si è visto allungare di quattro o cinque anni l’età pensionabile ferma noi per strada, ferma me. Non è facile farlo capire. A proposito della politica. Che poi è questa cosa qua, essere effettivamente a disposizione di chi ti ferma per strada. Questa qua è la politica.
Non è facile far capire che non è vero solo quello che si rispecchia nel circuito politico, mediatico, governativo ecc., e quindi quella stessa persona ti dice: “ma come faccio io a digerire quattro o cinque anni di allungamento dell’età pensionabile e non poi mi toccano un notaio”. Come glielo spiego? Cosa gli dico? E ma sai, in questa processione qui Corsaro, Gasparri, Gianni Letta a Palazzo Chigi evidentemente hanno trovato qualche loro soluzione. Glielo spiego così? Ecco. Qui siamo in un mondo vasto e terribile, non si scherza mica. Siamo nel mezzo di un problema serio.
E quindi noi per primi ma governo, mezzi d’informazione attenzione che: “prima di tutto l’Italia e salvare l’Italia”, tocca a tutti. Tocca a tutti. E non sempre chi ti loda di più è un amico vero. Io questo l’ho detto a Monti, posso rivelare il contenuto di questo colloquio. Gli ho detto:”guarda che spesso l’encomio smisurato che ti fanno è la condizione dell’oltraggio che vogliono fare alla politica” e invece noi siamo insieme a fare questa battaglia. Ci giocheranno a metterci l’uno contro l’altro ma non temete il rapporto è solido e abbiamo a che fare con gente intelligente, di serie A, che non si impressiona di questi giochini.
E diamo qualche buon consiglio a quel circuito. Attenzione a cose troppo facili: 10% di PIL in più, 8% di occupati ecc., bisogna arrivarci.
Quindi grande serietà, grande impegno. Noi ce la mettiamo tutta, noi teniamo il solco, ci mettiamo compostezza, stiamo sull’oggetto che è questo, l’Italia e i problemi che vive. E sappiamo bene che quando si arriverà sotto, in Italia tornerà l’indignazione per una legge elettorale devastante. Anche se adesso le preoccupazioni sono altre. Mi pare di aver detto tutto in modo chiaro.
Noi non possiamo dare l’idea che noi facciamo le nostre robine e poi gli altri ci dicono: vabbè ma voi siete a posto, che problema c’è? Poi ognuno fa quel che vuole no? no dico, la legge elettorale ha a che fare con qualcosa di sostanziale della democrazia. Io aggiungo anche questo argomento: ma l’avessimo l’altro giro fatto con le primarie, cosa che sarebbe stata lodevole, con Berlusconi che vince e se li è nominati, in che cosa sarebbe cambiato il destino dell’Italia? Mi chiedo in che cosa sarebbe cambiato? Quindi noi puntiamo con ogni mezzo a una nuova legge elettorale. Mi dicono: “ma mettiamo in sicurezza”. Ho sentito che noi… Ma, non so. A parte che abbiamo già approvato dei documenti ma pro tempore che faccio il Segretario di questo partito, se ho detto che do per assunta la cosa… non è che noi possiamo metterci a ridiscutere di regolamenti ecc., mettiamoci un po’ di buon senso. Tutto qua. Con la mia piena disponibilità.
Infine, io sono convinto, che per le cose che abbiamo seminato e poi raccolto, Colaninno giustamente le ricordava, noi certamente ci siamo rafforzati, non c’è dubbio, abbiamo però dei problemi più forti adesso per come è messo il paese. Torno allora a quello cui accennavo all’inizio. Togliamoci almeno come gruppi dirigenti questo difettuccio che è la fragilità d’umore. Trasmettiamo un minimo di serenità, trasmettiamo tenuta. Ma ne abbiamo viste. Ne abbiamo viste di brutte, ma anche di belle, ne vedremo altre di brutte. Noi non siamo, lo dirò così, solo un partito nell’attuale panorama storico di questo paese, ma siamo una certa idea di democrazia del nostro paese. Abbiamo un solco largo. Non siamo solo un partito, non ho bisogno di spiegare perché.
Stiamo testardamente portando avanti un modo di essere di un partito perché abbiamo in testa un certo modo di essere di una democrazia. Riformata ma mai populista. Questo è il nostro asset. Quindi siamo la politica possibile di domani.
Ho detto consapevole del ruolo, consapevole dei limiti, che si regga su valori e che sia costruita sul collettivo e fuori dai modelli populisti. Siamo una grande opzione per l’Italia e io credo che abbiamo anche un mestiere. Un mestiere molto buono, molto importante. Il nostro mestiere non lo può fare nessun altro. E quindi dobbiamo avere anche davanti alle difficoltà,
che non mancheranno, e anche davanti ai difetti che abbiamo, che sono visibili, però come gruppi dirigenti dobbiamo trasmettere questa solidità, fiducia cercando anche di mettere a frutto quello che è avvenuto quest’anno. Un’accresciuta solidarietà fra di noi. Perché un conto è passare dalla pluralità alla decisione unitaria, un conto è se in questa decisione unitaria ci metti dentro anche un po’ di solidarietà. Perche unità può essere anche una parola burocratica, solidarietà è sentirsi finalmente un partito. Indiscutibile. Siamo noi e si guarda avanti.
Grazie a tutti.