La maggioranza ha approvato la manovra finanziaria, con l’indispensabile, ennesimo voto di fiducia. Si tratta di una manovra che metterà “le mani nelle tasche degli italiani”, sempre gli stessi. Chiamati ancora una volta a far fronte a nuovi prelievi e tasse.
Questa maggioranza moribonda ha elaborato una trappola depressiva senza capo ne coda che nulla prevede per sostenere la crescita e la ripresa. Un provvedimento inefficace sul quale si affacciano dichiarazioni di un possibile condono. La mobilitazione dei Sindaci, una classe dirigente del paese eletta e non nominata, dimostra quanto sia diffusa la preoccupazione per le sorti del paese nel quale regna lo spirito di precarietà che guida il Governo, incapace di affrontare strutturalmente le riforme utili al paese perché non esiste una maggioranza politica ma solo una alleanza di interessi sempre più imbarazzante. E’ di queste ore la notizia della valutazione negativa di S&P sul nostro debito a causa di un “governo che non riesce a decidere”. Il governo quindi alimenta una feroce campagna di discredito nei confronti di tutta la politica che ha come unico scopo quello di non permettere di fare distinzioni, rendere tutti uguali e quindi complici. Lo scenario è noto, fu quello già disegnato nel dopo tangentopoli, per proporre una salvifica soluzione proveniente da ambienti apparentemente lontani della politica. L’ultima di quelle “soluzioni” ce la troviamo ancora lì ad opprimere l’Italia.
In questo polverone demagogico alzato ad arte si spinge a fare la guerra ai deboli salvando i forti, si chiede ai consiglieri comunali di rinunciare a pochi euro di gettone di presenza e si stende una cortina di silenzio sui mancati tagli ai costi e ai privilegi dei nominati in Parlamento. No ai privilegi, ai vitalizi, sì al dimezzamento del numero dei parlamentari. Ma dire che i consigli comunali possono essere gratuiti significa stabilire che sono inutili o aperti solo a chi può permetterselo.
Il rischio è davvero di fermarsi a guardare il dito e non la luna. Credo che, oggi più che mai, i “costi della politica” che si riversano davvero sui cittadini siano prima di tutto i “costi della cattiva politica”. Questi sono i veri sprechi: il primo e più schiacciante ha un nome e cognome, Silvio Berlusconi.
La maggioranza parlamentare non ha la forza morale ne l’autonomia politica per separarsi da questo Presidente del Consiglio. E un esempio lo abbiamo anche a casa nostra: Emerenzio Barbieri, Angelo Alessandri, votano tutto insieme ai loro colleghi. Sono tanto responsabili di questa manovra finanziaria quanto nel sostenere che una marocchina minorenne fosse la nipote di Mubarak.
Penalizzano la green economy, prelevano risorse dal modello cooperativo, si accaniscono contro la scuola e la sanità, recuperano risorse dal sistema di protezione sociale; per fare cassa e per punire ideologicamente un modello alternativo, inclusivo, solidale.
Non bisogna dunque perdere un’altra occasione per riprenderci il diritto di scegliere, di distinguere opzioni politiche alternative, di affermare scelte impegnative ma chiare a favore dell’interesse collettivo contro quello individuale.
Per fare questo abbiamo un dovere in più rispetto agli altri paesi, recuperare credibilità e risorse – tante risorse – a partire da tre fenomeni tipicamente italiani: l’evasione fiscale, la corruzione, la criminalità organizzata. Questi rappresentano al contempo i grandi mali di questo paese ma anche, se aggrediti con forza, la radice della ricostruzione sana delle nostre comunità. La speranza per il futuro.
In questo polverone demagogico alzato ad arte si spinge a fare la guerra ai deboli salvando i forti, si chiede ai consiglieri comunali di rinunciare a pochi euro di gettone di presenza e si stende una cortina di silenzio sui mancati tagli ai costi e ai privilegi dei nominati in Parlamento. No ai privilegi, ai vitalizi, sì al dimezzamento del numero dei parlamentari. Ma dire che i consigli comunali possono essere gratuiti significa stabilire che sono inutili o aperti solo a chi può permetterselo.
Il rischio è davvero di fermarsi a guardare il dito e non la luna. Credo che, oggi più che mai, i “costi della politica” che si riversano davvero sui cittadini siano prima di tutto i “costi della cattiva politica”. Questi sono i veri sprechi: il primo e più schiacciante ha un nome e cognome, Silvio Berlusconi.
La maggioranza parlamentare non ha la forza morale ne l’autonomia politica per separarsi da questo Presidente del Consiglio. E un esempio lo abbiamo anche a casa nostra: Emerenzio Barbieri, Angelo Alessandri, votano tutto insieme ai loro colleghi. Sono tanto responsabili di questa manovra finanziaria quanto nel sostenere che una marocchina minorenne fosse la nipote di Mubarak.
Penalizzano la green economy, prelevano risorse dal modello cooperativo, si accaniscono contro la scuola e la sanità, recuperano risorse dal sistema di protezione sociale; per fare cassa e per punire ideologicamente un modello alternativo, inclusivo, solidale.
Non bisogna dunque perdere un’altra occasione per riprenderci il diritto di scegliere, di distinguere opzioni politiche alternative, di affermare scelte impegnative ma chiare a favore dell’interesse collettivo contro quello individuale.
Per fare questo abbiamo un dovere in più rispetto agli altri paesi, recuperare credibilità e risorse – tante risorse – a partire da tre fenomeni tipicamente italiani: l’evasione fiscale, la corruzione, la criminalità organizzata. Questi rappresentano al contempo i grandi mali di questo paese ma anche, se aggrediti con forza, la radice della ricostruzione sana delle nostre comunità. La speranza per il futuro.
Roberto Ferrari
Segetario Provinciale PD