Il governo teme l’impopolarità atomica e si affida ad una moratoria di un anno sul ritorno all’energia nucleare. Bianchi denuncia il tentativo di depotenziare il referendum del 12 giugno
Forse sarebbe stato molto più onesto e semplice che il governo avesse “ci dispiace, abbiamo sbagliato sul nucleare, ora è arrivato il momento di pensare concretamente a come sostenere l’Italia al suo fabbisogno energetico attraverso fonti alternative”. E invece anche questa volta la presa per i fondelli e i trucchi per “salvare il salvabile” hanno prevalso sulle reali necessità del Paese e sulla correttezza che le istituzioni dovrebbero avere per mantenere il consenso.
All’indomani del disastro in Giappone, del fatto che tutte le più grandi potenze occidentali hanno incominciato a frenare sull’utilizzo dell’energia nucleare data l’imponderabilità di eventi che potrebbero causare danni ben più gravi dei guadagni economici piuttosto che energetici, il governo non ha imparato nessuna lezione. O forse l’ha imparata ma non può ammettere di aver affrontato tutto con una superficialità e un qualunquismo allarmante. La scelta di una moratoria di un anno cosa significa? L’Italia è indietro nella ricerca per lo sviluppo di energia atomica e un anno rappresenta solo una scelta di comodo per evitare la fragorosa bocciatura della scelta con il referendum.
Insomma il governo Berlusconi, preoccupato solo di acquisire parlamentari e di blindare il premier dai processi a suo carico ha preso tempo, facendo orecchie da mercante. E il fattore tempo gioca davvero a suo favore: il tempo per trovare la soluzione più giusta e sicura per avere centrali sotto casa, il tempo per costruirle (altri 10 anni), il tempo di utilizzo della centrale (non infinito ma intorno ai 40/60 anni), il tempo per dismettere l’impianto (imprecisato, ma che può arrivare fino a 100 anni), il tempo affinché i materiali di scarto perdano la loro radioattività (circa tre secoli). Il calcolo lo lasciamo fare a chi è interessato…
Per Stella Bianchi, responsabile Ambiente del PD, “la moratoria sul nucleare decisa oggi dal Consiglio dei Ministri è il minimo che il governo potesse fare di fronte alla terribile lezione che sta arrivando al mondo intero dal dramma giapponese. Speriamo sia il segno di una nuova consapevolezza, di un soprassalto di buon senso, e non solo un tentativo di depotenziare il referendum che si svolgerà il 12 giugno. Il referendum mantiene tutta la sua validità. A meno che il governo non abroghi il decreto con il quale ha dato avvio al suo piano approssimativo e sbagliato di ritorno al nucleare. I cittadini saranno chiamati a esprimersi, diranno se pensano che tornare al nucleare sia una buona idea in un paese che per di più è così esposto al rischio di terremoti. Il Partito Democratico continuerà a sostenere il referendum con un sì per fermare il nucleare. All’esecutivo chiediamo scelte chiare e non diversivi, strategie precise e un piano energetico nazionale che ancora manca. Fin qui abbiamo solo visto un governo che affossa le rinnovabili, non promuove l’efficienza energetica e non ha un’idea per lo sviluppo e il futuro di questo paese. L’Italia merita altro”.
“Quanto successo oggi in Consiglio dei Ministri ha dell’incredibile. Il governo ha approvato il decreto che fissa la road map per la realizzazione delle centrali nucleari e contemporaneamente ha deciso una moratoria di un anno prima di scegliere definitivamente il ritorno all’atomo. Il termine per la definizione del piano programmatico spostato ulteriormente in avanti a 24 mesi, cioè a fine legislatura, è un operazione ingannevole del governo che sa già che non servirà a nulla”. Lo hanno dichiarato i senatori del PdRoberto Della Seta e Francesco Ferrante.
“È una truffa ai danni degli italiani – spiegano Della Seta e Ferrante – è il tentativo di salvare la faccia depotenziando il referendum in programma a giugno lasciando per altri mesi il paese senza lo straccio di una politica energetica finalmente orientata a innovazione, efficienza e allo sviluppo delle energie rinnovabili.”
“L’Italia – aggiungono i senatori Pd – ha la fortuna di essere l’unico grande paese occidentale senza nucleare e si trova nell’incredibile condizione di poter scegliere il proprio futuro energetico senza il fardello ambientale , economico e di sicurezza di decine di centrali da dismettere. Berlusconi e la sua maggioranza stanno trasformando questo oggettivo privilegio in un trionfo di immobilismo e incapacità decisionale”.
“Da una parte continuano fanno finta di preparare il ritorno al nucleare, dall’altra azzerano gli incentivi a energie pulite e tagliano gli investimenti in efficienza energetica. Davvero un capolavoro di inettitudine e disprezzo per l’interesse generale”, concludono Ferrante e Della Seta.
Molto duro anche il giudizio di Sergio Gentili, coordinatore forum Ambiente del PD: “la moratoria di un anno sul nucleare decisa dal governo è una scelta grave e imbelle. Anche davanti ai fatti drammatici del Giappone e alle argomentazione della ragione contro un piano e una tecnologia vecchia, strutturalmente non sicura, costosa e non indispensabile come quella nucleare, il governo Berlusconi continua a fare resistenza mettendo la testa sotto la sabbia come fanno gli struzzi. La moratoria è una decisione furbesca che non riuscirà a nascondere il completo fallimento del governo sulle scelte energetiche che per favorire il piano nucleare hanno addirittura colpito la crescita delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica le quali alimentano investimenti e impresa, aumentano considerevolmente l’occupazione e abbassano i livelli d’inquinamento nell’atmosfera. Ora che il referendum è alle porte, saranno gli italiani con loro voto a far prevalere la ragione e il principio di precauzione cancellando il piano sbagliato e dannoso del ritorno al nucleare.
Per Alberto Losacco, parlamentare pugliese del Partito Democratico, “la decisione del Cdm di una moratoria di un anno sul nucleare dimostra che abbiamo a che fare con un Governo irresponsabile che non si fa scrupolo di mentire ai propri cittadini”.
“Se non ci fosse stato il disastro di Fukushima – spiega Losacco – governo e maggioranza avrebbero proseguito sul piano per il nucleare senza porsi minimamente il problema della sicurezza. Ora arriva una imbarazzata marcia indietro che la dice lunga sulla cattiva coscienza dell’esecutivo, ma che tuttavia non cancella il problema”.
“La cosa fondamentale adesso – conclude Losacco – è togliere definitivamente il decreto dal tavolo e reindirizzare i fondi destinati ad un nucleare che non ha futuro, verso le rinnovabili. Il nucleare sicuro forse esiste, ma è evidente che i costi lo rendono assolutamente non conveniente. Il governo abbandoni quindi un progetto dove a guadagnare non saranno gli italiani ma, come emerge dalle carte di Wikileaks, solo qualche personaggio amico di amici”.