Energia rinnovabile

Energie rinnovabili: il governo blocca gli investimenti

Il decreto Ronchi tagliando finanziamenti sulle fonti rinnovabili, di fatto porta alla paralisi un settore che conta oltre 120mila posti di lavoro. Bianchi: “Dal governo danni al settore, serve schema incentivi”

Il decreto Ronchi sulle fonti rinnovabili è forse passato un po’ troppo in sordina. I tagli dei finanziamenti contenuti nel decreto appena controfirmato dal Quirinale portano di fatto alla paralisi un settore che tocca oltre 120mila posti di lavoro. Il parziale dietrofront voluto dal governo con la cancellazione del tetto massimo per il fotovoltaico non ha risolto l’incertezza in cui viene lasciato l’intero settore dal prossimo giugno.

Per spiegare quanto deliberato dall’esecutivo prendiamo spunto dal commento che ci ha lasciato su Pdnetwork Francesco Vaccarella, titolare di piccola azienda installatrice di impianti fotovoltaici a 20Kwp: “La scellerata scelta di chiudere il 3° conto energia, con un termine del 31/05/2011 in cui per accedere allo stesso l’Enel deve eseguire la connessione, comporterà la revoca dei finanziamenti delle banche. Dobbiamo quindi sospendere le installazioni perché anche se le finiamo domani mattina nessuno ci assicura che l’Enel le allacci al 31/05/2011.”. In altre parole, da un momento all’altro molte piccole aziende si troveranno senza fondi e senza clienti pronti ad investire nel fotovoltaico a causa del blocco degli incentivi.

Il terzo Conto energia, la legge che disciplina la distribuzione degli incentivi e che doveva restare in vigore fino al 2013, cesserà di avere effetti il 31 maggio del 2011.

Oltre al danno anche la beffa. Romani, per correre ai ripari davanti alla totale chiusura di investimenti da parte delle banche per le PMI, annuncia che ci sarà un nuovo decreto che risolverà almeno i tempi e le quote concesse. Insomma aspettate e credete, una sorta di atto di fede per sapere se si riuscirà a porre fine a questa colossale incertezza.

Per Stella Bianchi, responsabile Ambiente del PD, “il governo sta condannando il settore alla paralisi. Abbiamo chiesto, fin da subito, che il governo rendesse noto nel più breve tempo possibile, lo schema degli incentivi al quale sta lavorando e che questo nuovo schema fosse in grado di sostenere la crescita del settore. Possiamo solo sperare che le parole del ministro Prestigiacomo, corrispondano a verità. Il danno fatto dal governo al comparto in questi i giorni, con i finanziamenti bloccati e gli investimenti delle imprese cancellati, sarà comunque enorme”. La Bianchi ce l’ha anche con Paolo Romani: “E’ scandaloso che il ministro dello Sviluppo economico non avesse previsto che l’incertezza sugli incentivi prodotta dal decreto di ieri avrebbe paralizzato il settore con danni economici, occupazionali e, non ultimi, ambientali molto consistenti. Ci chiediamo se si tratti di disattenzione o di volontà.

Romani limiti i danni presentando il prima possibile il decreto con il nuovo schema degli incentivi. E faccia in modo che essi siano ancora in grado di sostenere la crescita del settore. Questa volta ascolti davvero gli operatori e le associazioni.

L’annuncio che gli incentivi saranno modificati entro giugno ha il solo effetto di bloccare il settore. In questi mesi nessuna impresa avrà la certezza dei ritorni attesi e ci saranno enormi difficoltà nell’ottenere o anche solo mantenere i finanziamenti bancari ricevuti.

Noi siamo convinti che occorre una riforma degli incentivi che devono essere sostenibili e quindi anche ridursi per favorire le migliori tecnologie, ma soprattutto devono essere certi nel tempo. La stabilità nel tempo degli incentivi è condizione essenziale perché le imprese possano programmare i propri investimenti. Esattamente il contrario di quanto ha fatto il governo. Il nostro è l’unico governo dei Paesi avanzati che, invece di investire in una sfida strategica per il futuro, si impegna per affossare uno dei pochi settori che è cresciuto nonostante la crisi come dimostrano gli oltre 120
mila posti di lavoro”.

“Il decreto sulle rinnovabili, così come attualmente formulato, è una pietra tombale sull’intero settore. Deve essere modificato il più presto possibile, ben prima del 30 aprile, perché getta nella totale incertezza un intero settore e ha già bloccato tutti gli investimenti in essere”, lo affermano l’On. Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd e il Sen. Francesco Ferrante, responsabile Politiche Cambiamenti climatici ed energia del PD, che oggi hanno presentato alla Camera dei Deputati e al Senato un’interrogazione ai Ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente sul decreto rinnovabili, sottoscritta tra gli altri dagli On. Franceschini e Mariani e dal Sen. Della Seta.

“L’approvazione del decreto”, proseguono Realacci e Ferrante, “ha suscitato un grave allarme in tutte le associazioni di imprenditori del settore delle rinnovabili e nella stragrande maggioranza delle imprese tanto che nelle ore immediatamente precedenti l’approvazione del decreto, il governo ha ricevuto oltre 14mila mail di protesta. Inoltre il sistema bancario ha già annunciato la sospensione dei finanziamenti previsti nel settore e una riunione dell’ Abi sull’argomento, prevista per il 16 marzo”.

“Ci troviamo di fronte ad una decisione di una gravità inaudita che colpisce uno dei settori di punta dell’economia del futuro”, aggiungono Realacci e Ferrante, “ed è tanto più grave se si considera che il settore delle rinnovabili in questo periodo di crisi economica è stato tra i pochi che, in controtendenza, ha aumentato l’occupazione. Nel solo fotovoltaico si stima che siano impiegati, direttamente o indirettamente, circa 120mila addetti”.

“Il decreto nella sua versione approvata”, conclude Realacci che oggi è anche intervenuto in Aula sull’ordine del lavori, “oltre a rendere molto difficile il perseguimento degli obiettivi europei, non tiene affatto conto delle numerosissime condizioni poste nei parere resi all’unanimità dalle Commissioni competenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica. Un motivo in più per intervenire con urgenza per correggere gli errori e le sottovalutazioni commessi, recuperare le indicazioni giunte dal Parlamento e dalla Conferenza delle Regioni, ed arrivare nel più breve tempo possibile, per non lasciare nell’incertezza l’intero settore, all’emanazione del decreto ministeriale senza imporre tetti limitanti allo sviluppo del mercato e riconoscendo un valore degli incentivi adeguato”.

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Restano ancora alcune domande a cui il governo dovrà dare risposta per spiegare il suo cambiamento di rotta così repentino.

Sempre su Pdnetwork è Paolo Della Negra, imprenditore della SolarOmega ha lasciare alcuni interrogati per il ministro Romani:

“perché avete già cambiato idea, rispetto a circa sette mesi fa, con rispetto al decreto 6 agosto 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 197 del 24 agosto 2010, in cui già si rividero le tariffe incentivanti in maniera da dare continuità e sviluppo al settore per i successivi tre anni?

perché avete introdotto (sempre meno di 7 mesi fa) l’articolo 1-septies della Legge 129 del 13 Agosto 2010 (cosiddetto “modifica salva Alcoa”), modificando le regole già definite, e permettendo lo sviluppo più che esponenziale e incontrollato dell’installato fotovoltaico in pochi mesi con le tariffe generose del 2° Conto Energia?

perché non dite chiaramente che lo schema di decreto in oggetto sta di fatto devastando la parte sana del settore, quella che ha creato occupazione sino ad oggi e divulgazione dei benefici delle rinnovabili, e non avrà nessun effetto sui grandi speculatori che semplicemente sposteranno i lori interessi su altre iniziative e stati?

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